A cura di Artemide De Blanc
- Togliere la luce. Arrivare a un bianco saturo, non abbacinante, come sospeso. Perché in quella assenza composta, silenziosa, ognuno rimetta nell’immagine ciò che sente. Un po’ come gli album che un tempo ti davano lo sfondo su cui appiccicavi le figurine a modo tuo, creando il tuo mondo. Maurizio Gabbana ritorna a parlare con la potenza della luce.
Ne libro Con la luce negli occhi ci rapiva nell’estasi di una Milano colta dall’istinto del fotografo, in una capriola visiva che lasciava gli occhi sospesi all’insù.
Poi, con Infinite Dynamics, era riuscito a dilatare lo spazio e il tempo con una tecnica di multi-esposizione, creata esponendo più volte sullo stesso fotogramma e cambiando manualmente la posizione dell’obiettivo per rotazione o avvicinamento/allontanamento. Il risultato erano immagini “esplose” come se centinaia di vetrini le avessero rifrante: e infatti la Triennale gli aveva dedicato una personale. Perché usare la luce è arte. Con Assenza, stavolta ci parla di “levare per riempire di nuovo, per ritrovarsi”.
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