Un’altra delle tecniche che fanno parte dell’arte fotografica come High Key è il Low Key.
A cura di Simone Angarano
Si potrebbe dire che l’una è in contrapposizione all’altra.
Oggi parleremo del Low Key dove i livelli di esposizione vengono volutamente esasperati. Sono immagini dove predomina una sottoesposizione diffusa e i soggetti emergono da questo “buoi”. Questa tecnica permette di accentuare l’attenzione sul soggetto illuminandone, in modo spesso selettivo, alcune sue parti. Il set è caratterizzato da una luce morbida e diffusa che avvolge i soggetti oppure da una luce dura che ne delinea i contorni. La scelta di che tipo di illuminazione preferire risiede dal tipo di messaggio che si vuole dare all’immagine. Utilizzando una luce morbida si avranno soggetti che emergono dal buio ma nel contempo che ne siano avvolti. Come un risveglio da un sogno, unita a toni caldi dona un significato di protezione, intimità, quasi si stesse “spiando” il soggetto in un suo momento di intimità. Utilizzando, invece, una luce dura avremo un netto stacco dal fondale e dalla location utilizzata facendo risaltare ancora di più le forme del nostro soggetto delineandone le caratteristiche e accentuando la tridimensionalità. A livello di significato si avranno immagini in linea con la luce stessa più dure, drammatiche, ricche di uno statico dinamismo. Spesso la luce dura nel Low key viene utilizzata per la fotografia di gioielli.
Utilizzo pratico nella fotografia Glamour:
Come accennato prima il low key accentua la tridimensionalità dei soggetti e questo permette di utilizzare diaframmi chiusi per aumentare la profondità di campo, senza però creare un effetto “piatto”.
Quando decidiamo di realizzare uno scatto in Low Key, la prima cosa da cui partire è utilizzare una luce principale molto vicina al soggetto in modo da ottenere una caduta di luce molto accentuata sul resto della scena. Questo vi permetterà di controllare in modo quasi millimetrico la direzione e la forma delle ombre generate. Qualora voleste enfatizzare di più l’effetto “buoi” sul resto della scena vi suggerisco due“trucchi”, uno è di utilizzare una griglia sui vostri diffusori in modo da accentrare la luce solo nella direzione desiderata enfatizzando così anche l’effetto vignettatura, il secondo e di avvicinare ancora di più la luce al soggetto e nel contempo allontanare lo stesso dal fondale o dalla scena.
Nel caso dell’illuminazione di volti ricordate di stare molto attenti che entrambi gli occhi risultino in luce o in ombra. Se questo non dovesse accadere uno dei due occhi risulterebbe vitreo e spento e l’altro vivo e acceso, creando così un effetto orribile sul nostro soggetto.
Ricordatevi che il segreto di questa tecnica sta nella gestione dei rapporti di contrasto tra luci e ombre.
Un primo set per cominciare a sperimentare questa tecnica consiste nell’usare un’unica luce e un fondale nero o molto scuro. Per quanto riguarda le fonti luminose da usare, ricordiamoci di seguire la regola 1:4, intesa come la differenza esposimetrica tra alte luci e ombre, questo permetterà un altissimo divario dei contrasti. Successivamente provare a avvicinare e allontanare la fonte luminosa dal soggetto cambiando anche direzione in modo da scegliere l’effetto migliore per il vostro progetto.