Home Edizioneed. 3 Irving Penn
irving penn bee (a), new york, 1995 © the irving penn foundation

A cura di Luca De Nardo

Irving Penn è uno dei fotografi più iconici che la giovane irving pennstoria della fotografia può annoverare. E non è un caso che Irving sia considerato tra i maggiori maestri della fotografia glamour, di moda e di ritratto, generando stili e influenzando ancora oggi tendenze e visioni.

Nel 1941 a New York lavorerà presso Harper’s Bazaar come assistente di Alexey Brodovitch, suo insegnante negli anni precedenti quando studiava disegno, pittura, grafica e arti industriali presso il Philadelphia Museum School of Industrial Art.
Dopo una breve parentesi in Messico, nel 1943 torna a New York e comincia a lavorare presso Vogue come assistente di Alexander Liberman, all’epoca nuovo direttore artistico, intento a modernizzare le immagini della rivista. Liberman vede in lui grandi potenzialità e decide di lanciarlo come fotografo, inviandolo in giro per il mondo per realizzare ritratti e foto di moda.

L’unione delle due menti darà inizio ad una nuova era nel mondo dell’editoria fashion e della fotografia in genere.
In quel medesimo periodo (e via negli anni a seguire) Irving persegue un importante progetto personale, fotografando nudi in studio a distanza ravvicinata (principalmente Body Part Art). Le immagini furono ritenute troppo provocatorie per l’epoca e non vennero mostrate per decenni.

irving penn bee (a), new york, 1995 © the irving penn foundationIrving Penn, pur sperimentando svariate tecniche di ripresa e di post produzione e spaziando in tutti i campi (dallo still life, al ritratto, alla pubblicità) rimarrà sempre fedele al suo stile minimalista e inconfondibile, dove forme, spazi compositivi sempre perfettamente bilanciati, contorni netti, saranno principi basilari indistinguibili della sua fotografia ponendo il soggetto ritratto al centro della scena.

Ed è proprio questa la tecnica che Irving utilizzerà sempre, con l’aiuto sapiente delle luci e dei piani focali.

Non abbandonerà mai la sperimentazione: dalle luci stroboscopiche per produrre immagini altamente dinamiche (i primi Flash da studio), alla ricerca spasmodica dello schema luci perfetto, l’uso ampio della luce naturale fino a giungere a processi di post produzione elaborati (stampe sviluppate al platino e palladio, stratificazioni di sviluppo con nuove pellicole e tecniche di sviluppo che, in un lungo lavoro di post-produzione, miravano ad ottenere gamme specifiche di tonalità) e la perenne ricerca e uso di apparecchi innovativi o desueti.

Come dicevamo, il minimalismo ha sempre contraddistinto le opere di Irvin, restituendoci immagini di impatto dove il soggetto esplode all’interno dell’immagine e regalandoci opere uniche e irripetibili, che hanno segnato indelebilmente l’evoluzione della fotografia moderna: che si trattasse di fotografia fashion, ritratti o pubblicità.
Nulla è stato mai lasciato al caso.

Irvin Penn è considerato un mostro sacro della fotografia del Novecento. Autore di oltre 150 copertine per Vogue e di un gran numero di servizi in tutto il mondo, i suoi lavori si imponevano allo sguardo per la purezza formale e la capacità di sintesi, pur lasciando grande aspetto interpretativo e di storytelling.


The Black and White Idea

Sebbene siano innumerevoli i capolavori realizzati da Irving Penn, The Black and White Idea è probabilmente uno scatto da considerare una pietra miliare della fotografia glamour/fashion.

irving penn jean patchett è stato il soggetto della copertina del fotografo del 1 aprile 1950 irving penn 1 aprile 1950The Black and White Idea apparve come copertina nel numero di aprile del 1950 di Vogue e la modella è Jean Patchett (1926-2002) che, assieme a Lisa Fonssagrives-Penn e Dovima, è stata una delle modelle più fotografate della fine degli anni ‘40 e ’50.
Solo Jean apparve su oltre 40 copertine di riviste quali Vogue, Glamour  e  Harper’s Bazaare.

Per realizzare le foto – così racconta Jean Patchett – Irvin era solito dare qualche suggerimento o una idea che la modella doveva interpretare, sebbene fosse in uno studio o su un fondale bianco.
‘Mi ha dato storie per recitare in ogni film che abbiamo fatto. Potrei essere davanti a un pezzo di carta bianca in uno studio e lui direbbe, OK, ora sei sulla Fifth Avenue e non puoi prendere un taxi. Oppure siamo all’opera e il mio amico gentiluomo è andato a prendermi un’aranciata e non è tornato e non riesco a trovarlo e sto cercando dappertutto. Il signor Penn mi ha raccontato tutte queste piccole storie. Ed è stato davvero divertente’ (cit. In Vogue)

Nella foto “The Black and White Idea”, Patchett indossa un abito-cappotto in organza di seta a righe di raso di Larry Aldrich e guarda fuori da sotto un cappello tondo di Lilly Daché, con il caratteristico neo accanto al suo occhio destro mimetizzato da un mare di reti a velo per uccelli.
Penn e Patchett hanno realizzato assieme alcune delle fotografie di moda più iconiche e riconoscibili di sempre.

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