A cura di Monica Camozzi
Foto di Luca De Nardo
Guardare il curriculum di Justine Mattera lascia impressionati.
Forse perché lo stigma di Marilyn, personaggio a cui è stata sempre considerata somigliante, porta la percezione sull’estetica di biondo avvolta e allontana il pensiero dall’archetipo dell’atleta -cosa che lei oggi è- dell’attrice teatrale ma soprattutto della protagonista di musical.
La carriera di Justine è infatti iniziata quando a Firenze il produttore Joe T. Vannelli la nota in una discoteca. Incidono il singolo Feel it, 24.000 copie vendute. Poi arriva Baby hold on, con Bidibodi e la sua italodance scala le classifiche di tutta Europa.
Musica-cinema-teatro: cosa rapisce di più il tuo cuore?
Sarebbe impossibile a scegliere. Ho avuto delle soddisfazioni in ogni cosa. L’importante è fare tutto nella vita convinta e con grande passione.
Sei venuta a Firenze per specializzarti in storia dell’arte: se non ti avessero notata in quella discoteca come e dove ti vedresti ora?
In realtà, sono venuta in Italia il terzo anno dell’Università. Mi stavo laureando in letteratura italiana e la mia università(Stanford) aveva un campus a Firenze. Per arrotondare e viaggiare i weekend con i miei amici ballavo in discoteca. Io avevo la borsa di studio e di conseguenza, per ogni cosa in più, dovevo lavorare.
“Chissà dove sarei oggi se, invece di aver accettato di registrare un disco con Joe T Vannelli, fossi tornata a NY”?
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