E se Prometeo avesse rubato la luce?
A cura di Monica Camozzi
Una meravigliosa ossessione, quella di Francesco Francia per la fotografia. Che poi, giocoforza, diventa magia, fascinazione, sperimentazione, studio indefesso per la luce, colta nella sua potenza a poco più di 20 anni, quando mette piede nel centro sperimentale di fotografia Adams a Roma.
“Avevo un padre fotoamatore, a 16 anni scattavo istantanee della vita familiare, più che altro per fissare ricordi, ma solo con macchine usa e getta. Poi, la madre della mia ragazza di allora trovò in stazione una macchina abbandonata e me la regalò”.
Quando è scattato il punto di non ritorno?
Quando qualcosa mi cattura, mi ci butto anima e corpo. Così, dopo essermi immerso nel manuale del fotografo di John Hedgecoe, andai al centro sperimentale di fotografia Adams a Roma. Mi interessavano i grandi ritrattisti e fotografi di moda. Dico solo che allestii una camera oscura nella cucina di mia madre. Appena laureato lavoravo per un'azienda: uscivo alle 18, andavo al corso a Roma, tornavo a Terni verso l’una di notte e mi mettevo a stampare in camera oscura fino alle 3.00. Alle 8 ero al lavoro fresco come una rosa a fare bilanci.
“Ansel Adams e il suo sistema zonale sono la base universale per capire il rapporto fra luce ed esposizione . Un fotografo “scrive” attraverso la luce ed esiste un metodo preciso al di là dei mille trucchetti raccontati dalle riviste”
Registrati gratuitamente o effettua l'accesso per continuare a leggere l'articoloRegister for free or log in to continue reading the article |
Accedi
Registrati