Dobbiamo accettarci nel migliore dei nostri pregi e nel peggiore dei nostri difetti
A cura di Diego Lanuto
“Ah, gli uomini, che bambinoni! Non crescono mai: bisognerebbe prenderli a sculacciate e poi comprargli il gelato. Vuoi mettere le donne: ormai siamo forti, indipendenti, con le pa**e […]”! Parole, queste, che rispecchiano alla perfezione Serena Grandi, d’altronde è stata proprio lei a pronunciarle poco più di un decennio fa, e che condensano in poche righe l’essenza del suo lungo percorso artistico e personale.
Era solamente una ragazza, in effetti, quando iniziò a fantasticare di potersi affermare come attrice. Eppure, nonostante quello del cinema si sia dimostrato in più occasioni un mondo prettamente maschilista e di rado indulgente con le donne, è riuscita a tener fede a quel sogno e a realizzarlo. Una volta terminati gli studi, in breve tempo è stata in grado di consacrarsi come una delle maggiori icone cinematografiche italiane del biennio ’80-’90, avendo l’opportunità di spaziare in più ambiti e di mettersi in gioco attraverso generi differenti. Dall’horror di Joe D’Amato all’eros di Tinto Brass che la portò al successo, passando per la commedia di Dino Risi e Sergio Corbucci, i film con Roberto Benigni, Alberto Sordi e Paolo Villaggio, il sodalizio con Pupi Avati, la partecipazione alla realizzazione della pellicola Premio Oscar “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, i progetti per la televisione e quelli per il teatro.
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