BARRY WHITE, icona e timbro della Black Music, voce inconfondibile, a 20 anni dalla sua scomparsa. Di lui resta la sua musica e la sua voce.
A vent’anni dalla scomparsa del cantante afroamericano, con noi restano le sue hit, la sua attitudine nei confronti dell’amore e la sua vita intensa che non risparmiò nessun eccesso: il nostro ricordo affettuoso di un’icona della black music.
Difficile immaginare qualcosa di più profondo della voce di Barry White,
scomparso vent’anni fa all’età di cinquantotto anni. Eppure, un tempo, anche lui, aveva una voce squillante, quando era solo un bambino che cresceva nella periferia di Los Angeles, figlio di due genitori non sposati che avevano abbandonato il Texas della segregazione razziale, un territorio dove non volevano far crescere il figlio per timore delle discriminazione e dei linciaggi. Chi avrebbe mai detto che quel ragazzo difficile, che si sarebbe fatto coinvolgere nella violenza di strada delle gang losangeline, sarebbe diventato uno degli artisti più venduti di ogni tempo, con oltre cento milioni di dischi venduti a livello mondiale, autore di alcune hit immortali come “You’re the First, the Last, My Everything”, sulle cui note si sono innamorate decine di copie?
A cambiare la sua vita fu l’ascolto di un altro musicista emerso dal basso, sempre proveniente da quel Profondo Sud così difficile; eppure, così ricco di produzione artistica e musicale. Il brano era It’s Now or Never di Elvis Presley, ascoltato da Barry nel 1960, mentre era un ragazzo in prigione, vittima certamente dei suoi sbagli ma anche delle circostanze difficili. A diciott’anni, uscito di prigione, un giorno marinò la scuola per poter cantare sotto gli uffici della Capitol Records, una delle maggiori aziende discografiche dell’epoca.

Fotograaf Onbekend / Anefo, CC0, via Wikimedia Commons
Non sapeva né leggere né scrivere musica, ma non importa. Quella voce profondissima, suadente sarebbe stato il suo biglietto per un’altra vita da cantante. Non subito come star, prima come freelance, collaborando con altri artisti e producendo anche un trio femminile, le Love Unlimited, grazie ai primi soldi risparmiati grazie alle sue performance.
Ma è negli anni ’70 che realizza le sue hit più durevoli: oltre la già citata “You’re the First…”, anche “Can’t Get Enough of Your Love, Babe”. Ma anche, soprattutto, la sua canzone più sorprendente “Love Theme”, realizzata strumentalmente solo con la sua orchestra, chiamata, appunto, Love Unlimited.
Pazienza, dunque, se già negli anni ’80 questa musica suadente, sexy, incentrata solo sull’amore, mostrasse qualche difficoltà. Già nel 1994 la nostalgia per gli anni ’70 lo aiutò a tornare in pista in classifica con il singolo “Practice What you Preach”. Però purtroppo non avrebbe avuto molto da vivere, anche se la vita gli è sempre piaciuta molto, sin dai primi anni, quando si sposò appena diciannovenne con la prima moglie Mary, con la quale già aveva due figli. Figli che sarebbero stati i primi di una lunga serie: almeno nove sono quelli riconosciuti e forse se ne esclude qualcuno. White però avrebbe anche amato la buona tavola e il fumo, rimanendo in sovrappeso per tutta la vita adulta e consumando diversi pacchetti di sigarette al giorno. Eccessi che lo avrebbero portato a una morte prematura nel 2003, lasciando però dietro di sé una vasta produzione composta da ben venti album in studio e facendosi immortalare anche in quella che forse è la più pop e longeva serie tv americana, i Simpson di Matt Groening.
Anche in quell’episodio, datato 1993, i bassi della sua voce servivano alla giovane Lisa Simpson per cacciare via i serpenti della cittadina immaginaria di Springfield, in un ironico rovesciamento del racconto biblico di Adamo ed Eva. Se l’amore dei due primi esseri umani, allora, li fece cacciare dal Paradiso Terrestre, la voce piena d’amore di Barry li cacciò via. E quindi come concludere idealmente questo ricordo se non citando una frase tratta dal necrologio di allora della Bbc “Se un tortino al cioccolato dal cuore caldo avesse potuto cantare, avrebbe avuto la voce di Barry White”. Anche in questo caso, molto goduriosa.
a cura di Matteo Muzio