A cura di Monica Camozzi
Fotografie di Maurizio Montani
Dal conservatorio alle cover band del Liga e di Vasco, dalla Parma dei cavalli alla Milano notturna che lo proietta prima in Publitalia e poi nel mondo delle fiction. Con una passione parallela e inossidabile per la fotografia che rappresenta il suo lavoro principale e che lo ha portato a creare una vera e propria Factory nella capitale lombarda.
Belli –nomen atque omen- è camaleontico, con un’endemica resilienza legata a un’infanzia vissuta a stretto contatto con la natura e all’esperienza del militare di leva che, come dice lui, “ti tempra. Anche all’Isola dei Famosi, in condizioni che ti portano al crash test emozionale, mi sono divertito”.
Trovo sempre dei lati positivi nelle esperienze che faccio.
Cento Vetrine, Ballando con le Stelle, Isola dei Famosi, Grande Fratello…ti ci sei trovato, in questa iperbole?
Nulla è stato casuale, ho voluto e ponderato tutto. Dagli anni passati a San giorgio Canavese, dove veniva girato Cento Vetrine (dove recitava nel ruolo di Jacopo Castelli, ndr), ai reality. Io sono un concorrente piuttosto atipico, perché sono molto più autore e vengo da un percorso di vita particolare, la mia famiglia allevava cavalli, hi passato in campagna infanzia e adolescenza, sono abituato al problem solving!
Dalla campagna al Far West dei reality…
Certo, il format dei reality piazza un tot di telecamere in un gruppo eterogeneo di individui che non si sono scelti e devono convivere. E qui il crash test emozionale è inevitabile, anche il più stoico crolla, le persone tirano fuori i loro lati migliori e peggiori. Ma, appunto , per carattere e per formazione di vita sono abituato a reagire.
Avere vissuto in mezzo ai cavalli fino a 20 anni mi ha lasciato un amore incondizionato per gli animali, che mi porto dentro come un grande tesoro
Come sei arrivato in tv?
È stato tutto un susseguirsi di cose, in realtà sono arrivato a Milano come bassista di una cover band e qui, le molteplici conoscenze che si fanno nel mondo della notte mi hanno catapultato nell’ambiente televisivo, dopo essere passato dall’esperienza di radio Base. L’atmosfera milanese i affascinava, tutto mi conduceva sul percorso che ho intrapreso e che è stato piuttosto poliedrico. Ricordo ancora le prime telepromozioni nel 2003 con Publitalia, sembrava facile leggere i gobbi sotto la telecamera con aria naturale e dando un senso alle parole, ma non lo era affatto!
Fare intrattenimento significa adattarsi a diversi linguaggi. Il GF vip ad esempio ha chiuso perché il linguaggio utilizzato non rispondeva alle esigenze della tv generalista.
Ricordo ancora l’ansia che mi serrava il petto quando uscivo sul palco, davanti al pubblico, a 22 anni. A un certo punto vedi nero! E alleni questo stato d’animo calcando i palchi, lo ho saputo gestire dopo anni di prime.
Però sotto il musicista, l’attore, il performer batte un cuore di fotografo…
La casa di produzione che ho creato in via Mecenate a Milano, la mia Factory, rappresenta il mio lavoro principale dal 2012. Il tempo che non occupo a fare comparsate televisive lo passo a fare produzioni fotografiche, negli anni ho formato uno staff meraviglioso.
Con chi hai iniziato?
Ho iniziato con persone del calibro di Giampaolo Barbieri, passando ad altri fotografi, facendo anche l’assistente e piano piano mi sono portato a casa i segreti della fotografia. Oggi, fra i miei collaboratori ci sono persone come Flavia Cavalcanti, truccatori importanti, stylist, lo studio è enorme e ci consente di lavorare sia outdoor che indoor.
Mi giunge voce che tu abbia usato supporti di alluminio, rame ed altri materiali per stampare immagini..
Il digitale mi ha portato hard disk da uno o due tera e mi sono chiesto dove avrei messo tutte queste immagini. Sui social tagliamo le foto in quattro terzi, giriamo video in 16/9 ma perdiamo la nostra arte visiva.
La decisione di stampare immagini su materiali diversi è legata al desiderio di conservare l’arte fotografica, sottraendola alla volatilità del digitale.
Nel mio percorso ho anche fatto light painting, alle Officine del volo: la gente veniva immersa insieme alle immagini a suoni e colori fluo, dipingevo lastre su fotografie con tonalità fluorescenti. Sono esperienze immersive, molto diverse dallo scrolling del telefono dove sei fruitore passivo.
Se avessi il Genio della lampada, quali desideri chiederesti?
Il realtà li ho già realizzati tutti! A parte uno: dopo essermi realizzato in ambito artistico e avere creato la mia Factory, vorrei diventare padre.