A cura di Monica Camozzi
Quando si ascolta Cesare Catania spiegare la realtà, salta su Pitagora come un tappo di sughero, dalle reminiscenze liceali: l’armonia nasce dagli opposti e la scienza purifica l’anima…soprattutto la geometria! Non sappiamo se Catania avrebbe superato le prove iniziatiche della mitica scuola, ma sappiamo per certo che l’anima di artista innestata su un fondamento matematico sarebbe piaciuta tanto.
Quando osservo il mondo lo faccio con assenza di pregiudizio e cerco di capire quali sono i poligoni e le figure che più mi colpiscono.
Come si fa a ripulire lo sguardo dal pre-giudizio?
Il punto di osservazione geometrico mi viene naturale: sicuramente rivela la ricerca di un fondamento. Ricerco nell’arte una sorta di regola, un punto di partenza che possa conciliare ragione e sentimento. La linea di demarcazione fra sentimento e logica è labile: da una parte c’è la ricerca visiva, dall’altra quella sentimentale ed entrambe devono essere sollecitate.
Una metafisica dei sentimenti mediata dalla logica? Possiamo dire così?
Si, ma dipende dalle circostanze! Quando osservo qualcosa di esterno si inserisce l’approccio matematico, se viceversa sono più ispirato dall’emozione interna viene fuori arte astratta perché prevale la linea introspettiva.
Di artisti ce ne sono tanti, non tutti pero’ sono consapevoli: pochi, in maniera cosciente, sanno spiegare cosa sta passando per la loro testa.
Ma questo luogo comune che oppone razionalità e istinto? Come se non potessero coesistere?
Le persone complete sanno essere razionali ed emotive al contempo. Poi si può decidere scientemente di andare contro la propria emotività o abbandonarvisi. Sono di certo una persona emotiva ma con il tempo ho imparato a far passare dieci secondi…
Perché hai scelto ingegneria?
Ingegneria insegna a districarsi nei problemi fisici, ti struttura davvero a pensare, fra infinite strade, qual è la più semplice per arrivare da un punto A un punto B. Poi quando ti cali nel mondo del lavoro devi essere rigoroso, la vita ti porta a schematizzare.
Facci caso, intuisci spesso che una persona sia ingegnere da come si pone: il mondo in cui vive è fatto di costruzioni ma è comunque un mondo fantastico.
Ti riferisci spesso alla musica: come rientra nell’equilibrio perfetto fra ragione e sentimento?
La musica è disciplina, quando leggi un pentagramma capisci che è matematico, nulla viene lasciato al caso. In realtà a me interessavano tutte le discipline, ho fatto una scelta attitudinale, mi era stato detto che ingegneria sarebbe risultata facile e in effetto capivo con facilità quel linguaggio.
Ho trasformato il linguaggio della logica in arte, applicando le regole più vicine al mio intelletto.
Non a caso nel tuo olio su tela Très Hommes c’erano Avogadro, Pitagora e Eisenberg…
Si, ognuno di loro ha dato un punto di svolta al tempo in cui viveva. Anche Mozart era un genio in ambito musicale. Io temo di essere nato nel momento sbagliato, mi sento molto più vicino allo spirito di metà 900 che non a quello attuale.
Si può parlare di arte quando l’opera è un atto di scelta consapevole, altrimenti è casuale.
Quando possiamo definire un lavoro “arte”?
Quando c’è un pensiero consapevle dietro. Dietro il processo astrattivo che porta Fontana a fare il famoso taglio c’è un vissuto. Una maturazione nel tempo. L’artista è quello che fra infiniti modi di esprimersi ne sceglie uno, quello che rappresenta la propria emotività.
Quale tipo di arte ami?
In ambito artistico puro mi piace l’impressionismo. In particolare Monet. Amo anche Picasso perché ha percepito la realtà in modo informale, da geometrico si è trasformato in cubista quando ancora non veniva visto.
Amo la video arte e quella cinetica, mi sono tuffato nell’arte digitale e nel mondo degli NFT.
Però penso che sia il marketing a dovere essere al servizio dell’arte, non il contrario. Al netto di ciò, mi sento ancorato al secolo scorso su certe visioni e ammetto di avere in forno progetti che sono avanti di 50-60 anni. Anche qui, sono dicotomico.
A proposito di arte digitale, che ne pensi?
Il lato negativo è stato che molte operazioni avevano un fondo speculativo, si sono rivelate interessanti solo per chi investiva mentre i malcapitati pensavano di comprare un’opera d’arte e acquistavano una scimmietta con un cappellino.
In positivo, gli NFT hanno risvegliato un settore dimenticato da molti, quello del mecenatismo artistico quasi di stampo rinascimentale.
Bisognerebbe fare una distinzione fra opere d’arte e collectibles. Non c’è stata un’educazione di massa sull’argomento.
Veniamo all’Intelligenza artificiale…
Dal punto di vista artistico potrebbe superare l’uomo nella misura in cui la finanza le dà credibilità e spazio. Il suo peso dipende da quanto diventa interessante dal punto di vista speculativo.
Ora su cosa stai lavorando?
Sono impegnato su una serie di sculture e di quadri. Ho appena realizzato la prima scultura monumentale dell’Abbraccio. Inoltre ho in serbo progetti musicali legati all’arte.
L’abbraccio nasce come opera legata a un gesto semplice e potente, in grado di andare ben oltre le parole. Faremo tappe in giro per l’Italia e per il mondo.
L’abbraccio sta diventando un progetto socio culturale, dopo la forzatura del distanziamento sociale direi che è tempo di lanciare il messaggio e tornare ad abbracciarci di nuovo.