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Cecco del Caravaggio – L’allievo modello – fino al 4 giugno

A cura di Matteo Muzio

Più che una mostra, è un’indagine. L’esposizione dedicata a “Cecco del Caravaggio – L’allievo modello”, in corso all’Accademia Carrara di Bergamo fino al 4 giugno è il risultato di una lunga serie di ricerche storiche che hanno portato allo scoperta dell’identità di un pittore su cui si era molto dibattuto, quel Cecco del Caravaggio chi era in realtà? Fino a qualche anno fa c’era incertezza sulla sua stessa esistenza, anche grazie a quel Cecco che suonava vagamente romanesco: dati i suoi tratti pittorici che ricordavano, oltre allo stile del maestro, la preziosità dei panneggi dei maestri fiamminghi, si credeva che anche Cecco venisse dalle Fiandre, o al limite dalla Francia. Niente di tutto questo: proveniva dal territorio compreso tra Bergamo e Brescia, visto che, tra le sue influenze artistiche, rientra anche la pittura di Giovanni Gerolamo Savoldo, pittore bresciano scomparso nel 1548. Gianni Papi, storico dell’arte che ha curato la mostra insieme a Maria Cristina Rodeschini, ha scoperto anche il suo vero nome: Francesco Boneri. Nelle sale dell’Accademia Carrara sono presenti ben 19 dipinti sui 25 conosciuti di Cecco, forse il più rappresentativo degli allievi di Caravaggio, anche per le ragioni che hanno portato alla sua cancellazione. Nel diario di un viaggiatore inglese che era presente a Roma intorno al 1650 si parla di Cecco come di “his boy”, “that laid with him”.

Quindi la sua stessa esistenza sarebbe una conferma della bisessualità di Caravaggio, date le voci che parlavano del suo “amare i giovani”. E del resto in questo consisteva l’esperienza di lavoro a bottega con Caravaggio, scelta da Cecco anche per la provenienza geografica simile: si imparava a dipingere da modelli dal vero, spesso raccolti tra i poveri e i diseredati, ma anche tra le prostitute, spesso raffigurate come Sante e Madonne. L’esposizione ospita anche due opere di Caravaggio stesso che raffigurerebbero un giovanissimo Cecco, raffigurato come un Davide con la testa di Golia (Caravaggio stesso), ma anche un San Giovanni Battista ammiccante e sensuale. La mostra, inaugurata lo scorso 28 gennaio, ha inaugurato i nuovi allestimenti dell’Accademia Carrara, frutto di un lavoro di ristrutturazione durato diversi mesi. Chi meglio di un artista come Cecco, cancellato per secoli perché troppo “scandaloso” anche per gli standard delle sregolatezze caravaggesche, ci può quindi restituire un rinnovato spazio espositivo per godere delle opere di un artista unico, che seppe innestare il realismo del maestro con una cura per il dettaglio tipica dei fiamminghi in quadri come il Ritratto di Giovane con il Colletto a Lattuga, dove è forte l’ambiguità e il mistero dietro lo sguardo raffigurato, corrispondente a quello dell’artista in età più matura.. Le opere, provenienti da musei come la Galleria degli Uffizi di Firenze e la Galleria Nazionale di Palazzo Barberini a Roma, ma anche da collezioni estere come il Museo del Prado di Madrid, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e la Gemäldegalerie di Berlino, evidenziano che ANCHE altri artisti coevi sono stati influenzati da Cecco, tra i quali anche un altro pittore misterioso, il cosiddetto “Monogrammista RG”, soprannome tratta dalla sua firma sulle opere. Chissà che gli studi dei prossimi anni non riescano a scoprire anche chi si celava dietro queste misteriose iniziali.

LUOGO
Accademia Carrara di Bergamo

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